Il quadro rappresenta un episodio della vita leggendaria di santa Filomena. La santa è gettata nel Tevere ma viene salvata da due angeli che la sollevano dai flutti e le tolgono dal collo la pesante ancora.
“Dopo questo prodigio, per ordine dell'Imperatore, fu presa un'ancora, mi fu legata al collo e fui gettata nel Tevere; ma gli Angeli spezzarono le corde dell'ancora e mi fecero passare a piedi asciutti. Il popolo vedendo quest'altro miracolo, incominciò a gridare ai carnefici: "E' libera, è libera!" Ma quelli, per paura di una rivolta popolare, mi decapitarono”.
Il precedente brano è tratto dalla vita di santa Filomena, scritta da suor Maria Luisa di Gesù (al secolo Carmela Ascione), suora domenicana, che poi fondò l’ordine delle oblate dell’Addolorata e di santa Filomena. La pia suora affermò che la vita di Filomena le fu narrata per “rivelazione” dalla santa stessa. Questo racconto sostiene che Filomena era figlia di un re della Grecia cui era nata la figlia in seguito alla conversione al cristianesimo. Era nata il 10 gennaio e verso i 13 anni consacrò con voto la sua castità verginale. In quel periodo l’imperatore Diocleziano dichiarò guerra a suo padre ingiustamente, il quale si portò a Roma con la sua famiglia per trattare una pace. L’imperatore si innamorò della fanciulla. Al suo rifiuto la sottopose ad una serie di tormenti: flagellazione con guarigione angelica, annegamento con rottura dell’ancora, saettamento con deviazione delle frecce e infine decapitazione finale alle tre del pomeriggio. Due ancore, tre frecce, una palma e un fiore sono simboli, raffigurati sulle tegole del cimitero di Priscilla, che furono interpretati come simboli del martirio.
Come era cominciata la storia documentabile? Il corpo di S. Filomena fu ritrovato il 25 maggio 1802 nelle Catacombe di Priscilla in Roma sulla via Salaria. Monsignor Ponzetti testimoniò trattarsi di un corpo appartenente ad una fanciulla sui tredici o quattordici anni. All'interno della tomba fu trovato un vasetto di forma ovale contenente un liquido ritenuto sangue della Santa.
Il loculo era chiuso da tre regole di terracotta, larghe ciascuna cm.50 e lunghe complessivamente m.1,74. Sulle tegole era dipinta in minio una scritta: LUMENA PAX TE CUM FI la quale fu ricomposta e interpretata PAX TE CUM FI LUMENA.
Don Francesco De Lucia, di Mugnano (diocesi di Nola), sacerdote dotto e pio, si interessò per far portare al suo paese il corpo Santo scoperto di recente. Mugnano del Cardinale accolse la sera del 10 agosto le reliquie solennemente, con gran concorso di popolo e calore di devozione. Vennero collocate in una cappella laterale della Chiesa della Madonna delle Grazie, ove tuttora si trovano. Quando vennero traslate le reliquie, una statua trasudò per tre giorni consecutivi e avvennero anche altri prodigi, come narra lo stesso mons. De Lucia nella sua "Relazione istorica della traslazione del sacro corpo di s. Filomena da Roma a Mugnano del Cardinale".
Il papa Leone XII, attirato dai prodigi, concesse al Santuario di Mugnano la lapide originaria che Pio VII aveva fatto trasferire nel lapidario Vaticano. In questo contesto comparve, nel 1833, la "Rivelazione" di suor Maria Luisa di Gesù. Il culto si propagò enormemente sia in Italia che in Francia. Paolina Jaricot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede e del Rosario vivente e il santo Curato d’Ars ricevettero la guarigione completa dei loro mali per intercessione della santa. Mugnano fu preservata dal colera del 1836 e papa Gregorio XVI concesse la celebrazione della Messa per l’11 agosto; papa Pio IX in esilio a Gaeta si recò a venerarla a Mugnano il 7 novembre 1849; predicatori e missionari ne diffusero il culto in Europa, Stati Uniti, Canada, Cina; numerose Congregazioni, arciconfraternite, movimenti cattolici sorsero intestati al suo nome; poesie e inni sacri furono composti per diffonderne ulteriormente il culto.