Tradotto con Google: Nota di Ville Hietanen (Jerome) di ProphecyFilm.com e Against-All-Heresies-And-Errors.blogspot.com: Attualmente, io (ma non mio fratello della mail "prophecyfilm12") ho aggiornato molti dei miei vecchio crede di essere più in linea con il Vaticano II e io non aderisco più alla posizione secondo cui il Vaticano II oi protestanti, musulmani, buddisti o vari gruppi e popoli tradizionalisti ecc. o i vari insegnamenti, santi e aderenti al Vaticano II (e altri canonizzato dal Vaticano II) come Santa Madre Teresa o San Papa Giovanni Paolo II ecc. erano eretici o dannati o non cattolici (o non il Papa) - o che non sono degni di questo titolo. Ho anche abbracciato le opinioni sessuali sul matrimonio del Vaticano II e non aderisco più alle interpretazioni rigorose espresse su questo sito web e sugli altri miei siti web. Per saperne di più sulle mie opinioni, vedere questi articoli: Alcune correzioni: Perché non condanno più gli altri o li giudico come il male che ho fatto prima. Perché non rifiuto più il Vaticano II ei preti cattolici tradizionali o il ricevimento da loro di sacramenti (sul battesimo del desiderio, sul battesimo di sangue, sulla pianificazione familiare naturale, Una Cum ecc.) D&R: Dannazione ed eterni tormenti per i nostri figli e i nostri cari è "Vero" e "buono", ma la salvezza per tutti è "malvagio" ed "eresia"?

San Felice Vita, Storia, Immagini, Biografia, Preghiera

San Felice Vita, Storia, Immagini, Biografia, Preghiera

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SAN FELICE DA NOLA, SACERDOTE

Felice da Nola fa parte di quei santi di cui ci sono scarse fonti storiche. Quello che si conosce della sua esistenza è dovuto ad un altro santo : il vescovo San Paolino di Nola. Secondo la fonte, quindi, Felice nacque a Nola nella seconda metà del III secolo, figlio di un ricco siro trasferitosi in Italia per lavoro; aveva un fratello, di nome Ermia, che scelse la carriera militare, mentre lui si consacrò a Cristo come presbitero.

A sei km da Nola, a Cimitile vi è uno dei più importanti complessi paleocristiani del Mezzogiorno d’Italia; fino al II secolo d.C. esisteva una necropoli pagana, vicino alla quale i primi cristiani della zona, seppellirono i loro morti in un ‘cæmeterium’, termine da cui deriva il toponimo di Cimitile.

In seguito i nolani vi deposero le spoglie del prete San Felice, la fama dei miracoli che si verificarono sulla tomba del santo, fece della località, una meta di pellegrinaggio. Già nel IV secolo, nel recinto erano presenti diverse basiliche, divenute sei nei tempi successivi, esse sono adiacenti fra loro, alcune sovrapposte e sono: San Felice in Pincis, Santo Stefano, San Giovanni, San Paolino, Santissimi Martiri e San Gaulonio, ad esse si aggiunge la parrocchiale del 1789, posta in alto sul sito archeologico e dedicata anch’essa a San Felice in Pincis. L’origine di questi importanti luoghi di culto e di preghiera, si collega ad un ‘monasterium’ fatto costruire dal vescovo di Nola San Paolino, originario di Bordeaux, il quale stabilendosi nel 394 a Cimitile ne determinò la crescita, infatti presso il ‘monasterium’ si riunirono molti amici del santo vescovo, divenuto poi il santo patrono di Nola e a cui è dedicata, nel giorno della sua festa il 22 giugno, la grande e celebre Festa dei Gigli di Nola; questi uomini, conducendo una vita di lavoro e di preghiera, anticiparono di un secolo la Regola di San Benedetto.

San Paolino divenuto vescovo di Nola nel 409, lasciò il ‘monasterium’, ingrandì il cimitero e fece costruire la Basilica Nuova (400-403) inglobata poi nel XVI secolo nella Basilica di San Giovanni; questa comunicava mediante un passaggio a triplice arcata, con quella di San Felice in Pincis. Quest’ultima è senz’altro la più importante delle sette basiliche, edificata nel IV secolo, sui resti della necropoli dei “gentili” di Nola, custodisce il sepolcro del prete martire San Felice, custodito in un’arca formata da una celletta, in cui furono deposti anche i resti di altri due vescovi. La piccola costruzione divenne un “martyrium” con una apertura che serviva di passaggio ai fedeli che introducevano nella tomba degli unguenti, ritenuti miracolosi e protettivi contro le malattie, dopo il contatto con il corpo del santo.

Il sepolcro è inserito in un’edicola monumentale, sorretta da colonne e decorata da un mosaico del V secolo, il tutto incastonato nella più ampia Basilica; il sepolcro-altare, inizialmente piccolo e povero, divenne come la sorgente di edifici spaziosi e rimane adesso come una gemma incastonata in cinque basiliche, i cui tetti, visti da lontano danno l’immagine di una grande città; così come lo descriveva San Paolino nel carme 18. Tutto quello che si conosce di San Felice, ci è trasmesso dal santo vescovo Paolino, il quale già devoto del santo, quando arrivò a Nola ed a Cimitile, gli dedicò ben 14 dei suoi carmi, che sono detti ‘natalizi’ (carmina natalizia) perché scritti dal 395 al 409 nella ricorrenza del ‘dies natalis’ della festa del santo, il 14 gennaio.

Il racconto poetico di Paolino è il primo documento storico della vita di San Felice, cioè la prima elaborazione scritta della tradizione orale, da lui appresa in zona. Felice nacque a Nola nel III secolo da padre siro, trasferitosi dall’Oriente in Italia, molto ricco; aveva un fratello Ermia che scelse la carriera militare, mentre lui si consacrò a Cristo come presbitero. Divenne fedele collaboratore del vescovo di Nola, Massimo, che durante l’ultima persecuzione contro i cristiani, lasciò Nola per rifugiarsi in luogo deserto, lasciando in città il prete Felice che voleva come suo successore. Ma Felice fu imprigionato e torturato, poi liberato miracolosamente da un angelo che lo condusse nel luogo deserto, dove il vecchio vescovo Massimo era moribondo, consumato dagli stenti e dalle sofferenze. Lo rifocillò con il succo di uva miracolosa e poi caricatolo sulle spalle, lo riportò a Nola, affidandolo alle cure di una anziana cristiana.

Durante la sospensione della persecuzione, poté riprendere il suo ministero sacerdotale, ma quando la persecuzione riprese, Felice fu di nuovo ricercato, ma egli sfuggì alla cattura rifugiandosi in una cisterna disseccata, dove per sei mesi fu alimentato, senza essere conosciuto, da una pia donna. Cessata definitivamente la persecuzione con la pace di Costantino (313), Felice ritorna a Nola, dove morto il vecchio vescovo Massimo viene candidato a succedergli, ma egli rifiuta a favore del prete Quinto, rinuncia anche ai beni che gli erano stati confiscati e trascorre il resto dei suoi giorni nella povertà e nel lavoro. Non si consce l’anno della sua morte, alcuni dati dicono sotto Valeriano (258), ma come spiegare che sia lui, che il vescovo Massimo non furono uccisi, è probabile quindi che siano morti dopo la pace di Costantino, quindi dopo il 313.

San Felice fu comunque sempre venerato come martire, anche se non era stato ucciso, ma certamente aveva tanto sofferto e solo miracolosamente aveva avuto salva la vita. La sua tomba fu detta “Ara Veritatis”, perché gli si attribuiva particolare efficacia per il trionfo della verità, contro gli spergiuri. Al santo patrono di Cimitile, sono dedicate dai fedeli ben due feste con processioni, che iniziate il 5 gennaio, vengono completate il 14 gennaio, giorno della sua festa liturgica; la prima parte dall’antichissimo sepolcro nell’area delle basiliche paleocristiane e finisce nell’ultima in ordine di tempo, cioè nella chiesa parrocchiale di San Felice in Pincis; l’altra percorre il paese di Cimitile. San Paolino resta il suo più grande cantore, con i ‘carmina’ ne descrive i numerosi miracoli operati, il culto che riceveva, la descrizione particolareggiata dei luoghi, delle primitive basiliche; ma nonostante ciò San Felice, forse per il suo nome, così numeroso nell’agiografia cristiana, fu confuso spesso con altri santi omonimi, che portarono ad un culto fuori della zona nolana, anche a Roma (in Pincis); inoltre la presenza di un presunto protovescovo di Nola (festa il 15 novembre) di nome San Felice, ha complicato l’identificazione. Ma è fuori discussione che il San Felice, prete martire di Nola, è quello celebrato il 14 gennaio.
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